Archivi categoria: codice della strada

Pedone investito: come chiedere il risarcimento

Quando si è vittima di un sinistro stradale in qualità di pedone come è possibile richiedere il risarcimento dei danni subiti?

Innanzitutto a chi rivolgersi: alla compagnia di assicurazione del conducente del veicolo coinvolto, che risulta dalla constatazione amichevole e/o dagli atti redatti dalle Autorità intervenute sul posto per rilevare il sinistro. Dopo aver redatto e inviato la richiesta di risarcimento, di cui si allega un modello, sarà nostra cura informarci sull’apertura del sinistro e dunque sul numero di sinistro e sul nominativo del liquidatore incaricato, che diverrà il nostro interlocutore, al quale inviare tutta la documentazione utile al fine della quantificazione dell’eventuale risarcimento: spese e certificazioni mediche, spese vive sostenute (es: riparazione abiti), spese per terapie, attestazione dello stato lavorativo e quant’altro ritenuto utile. Alla chiusura della malattia, che dovrà essere comunicata al liquidatore, sarà fissata una visita medico – legale a cui seguirà una proposta risarcitoria.

Quest’ultima potrà essere accettata e dunque la compagnia di assicurazione procederà al versamento così da definire la pratica. In caso contrario si potrà accettare la somma proposta come acconto sulla maggior somma che si andrà a richiedere o ancora si potrà rifiutare la proposta, ritenendola non adeguata e dunque invitare la compagnia a formularne una nuova.

Nei casi estremi di mancato accordo si potrà giungere ad una causa civile contro l’assicurazione e/o il conducente del veicolo coinvolto nel sinistro per ottenere quanto si ritiene dovuto. E’ bene però ricordare che i giudizi hanno un costo importante e dunque addivenire ad un accordo è la soluzione preferibile: vanno, come in ogni situazione, valutati costi ed ipotetici benefici.

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Guida sotto l’effetto di stupefacenti: le modalità di accertamento

Il Codice della Strada all’articolo 187 disciplina la guida in stato di alterazione psico – fisica per uso di sostanze stupefacenti.

Come deve essere accertato lo stato di alterazione dovuto all’assunzione di sostanza stupefacente? Secondo la Corte di Cassazione, la presenza di un quadro di evidente alterazione mentale e fisica ed il seguente accertamento, con esito positivo, attraverso esami di laboratorio, basta ai fini della contestazione del reato, non essendo richiesta anche l’esecuzione di una visita medica specialistica (Cass. Sez. IV n. 31966/2010, Cass. Pen. Sez. IV n. 9155/2013).

In conclusione: la verifica dei sintomi al momento del controllo costituisce di per sé accertamento del fatto, come da ultimo è stato ribadito da Cass. Pen. Sez. IV n. 25691/2016.

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Guida in stato di ebbrezza: i lavori di pubblica utilità

A cura dell’Avvocato Chiara Mussi

www.avvocatomussi.it     chiara@avvocatomussi.it

L’articolo 186 del Codice della Strada disciplina la guida sotto l’influenza dell’alcool, prevedendo tre ipotesi di infrazione: una rilevante ai fini amministrativi per tassi alcolemici tra 0,5 e 0,8 g/l e due penalmente rilevanti, rispettivamente per tassi tra 0,8 e 1,5 g/l e superiori a 1,5 g/l. Per le ipotesi di cui alle lettere b) e c), ossia quelle a rilevanza penale, sono previste la pena pecuniaria unitamente all’arresto, oltre alla sospensione della patente di guida e, per l’ipotesi più grave, anche la confisca del veicolo se di proprietà del trasgressore.

Come difendersi allora?

Tra le molteplici strategie difensive, da valutare caso per caso, rileva il comme 9 bis dell’art. 186 C.d.S., che disciplina i cosiddetti “lavori di pubblica utilità”, per cui il processo penale si sospende per un determinato periodo durante il quale il soggetto presta attività non retribuita a favore della collettività. La durata dei lavori è pari a quella della sanzione detentiva irrogata e della conversione della pena pecuniaria ragguagliando € 250 ad ogni giorno di lavori di pubblica utilità. Verificato l’esito positivo dell’opera prestata, il giudice nel corso di una apposita udienza dichiara estinto il reato. Ma i benefici non si esauriscono qui: è infatti altresì disposta la riduzione alla metà della sanzione della sospensione della patente di guida e viene revocata la confisca del veicolo, ove sequestrato. Ove male eseguito il programma, il giudice dispone la revoca della pena sostitutiva, ripristinando quella sostituita, unitamente all’intergale periodo di sospensione della patente ed alla misura di sicurezza della confisca.

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Tenuità del fatto: applicabile alla guida in stato di ebbrezza

A cura dell’Avvocato Chiara Mussi

www.avvocatomussi.it     chiara@avvocatomussi.it

L’articolo 131 bis c.p. disciplina l’istituto della tenuità del fatto, in base al quale, sussistendo i presupposti di legge, la punibilità per il fatto commesso è esclusa. Tali presupposti sono: pena detentiva non superiore nel massimo a cinque anni; offesa tenue valutata sulla base delle modalità della condotta e dell’esiguità del danno o del pericolo; comportamento non abituale. L’offesa non può mai dirsi tenue se: l’autore ha agito per motivi abietti o futili o con crudeltà o adoperando sevizie o ancora se ha profittato delle condizioni di minorata difesa della vittima o se la condotta tenuta ha cagionato (o se da essa è derivata quale conseguenza non voluta) la morte o lesioni gravissime di una persona.

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha dovuto affrontare il tema dell’applicabilità dell’istituto della tenuità del fatto ai reati che prevedono soglie di punibilità, quale l’art. 186 C.d.S., che disciplina la guida in stato di ebbrezza, stabilendo alla lettera a) un comportamento punito con la sola sanzione amministrativa ed alle lettere b) e c) due ipotesi penalmente rilevanti per tassi rispettivamente tra 0,8 g/l e superiori a 1,5 g/l..

Secondo la Suprema Corte non vi sarebbe ostacolo all’applicabilità del predetto istituto a fattispecie di pericolo astratto con soglie di punibilità quale l’art. 186 C.d.S. (Cass.  Pen. SSUU n. 13681 del 06.04.2016). Chiaramente tanto più ci si allontana dal valore soglia, tanto maggiore sarà la possibilità che il fatto non sia considerato di particolare tenuità ai fini dell’applicazione dell’art. 13 bis c.p.

Ciò che la Suprema Corte sottolinea è l’impossibilità di escludere in astratto l’applicabilità dell’istituto in esame, posto che in ogni caso concreto aìndrà valutato se possa dirsi o meno compatibile la tenuità del fatto all’ipotesi in oggetto, considerando tutti i criteri di riferimento di cui all’art. 131 bis c.p..

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